“Tell me in a world without pity
Do you think I my askin’s too much
I just want something to hold on to
and a little of that human touch
just a little of that human touch”
“Dimmi, in un mondo senza pietà
pensi che sia troppo quello che chiedo?
Voglio solamente qualcosa a cui aggrapparmi
e un po’ di quel tocco umano
solo un po’ di quel tocco umano”
-Bruce Springsteen, Human Touch
Arriviamo a Sovana, nei pressi di Pitigliano, la zona vulcanica toscana per eccellenza. Il percorso per la cantina Sassotondo sembra piu’ difficile del previsto. Per fortuna, Edoardo ci aveva spiegato con pazienza, via cellulare, la strada. Anche il GPS sembra perdersi in questo angolo vulcanico del mondo.Bello e scenografico l’ingresso…Aggiungerei bellissimo perche’ e’ senza fronzoli.
Campeggia una grande scritta : Sassotondo. Intorno, forse con un voluto e sottile gioco di sottointesi, solo sassi. Scopriro’ poi che il nome dell’azienda deriva proprio da un grande sasso tondo su cui giocava, da piccola, la figlia di Edoardo.

Appena usciamo dalla macchina un cane ci abbaia. Si vede che lo fa solo per dovere d’ufficio. Si intuisce che il “quattrozampe” e’ simpatico e accogliente. Edoardo lo richiama all’ordine e ci conduce subito nella cantina sotteranea : una spettacolare cava di tufo. Qui la temperatura, in contrasto con la calura esterna, e’ perfetta per affinare i vini. E’ impressionante constatare e ricostruire – grazie alle spiegazioni di Edoardo – gli effetti geologici che le varie eruzioni hanno avuto lungo le mura della cantina.
Edoardo Ventimiglia si e’ trasferito a Sovana negli anni ’90 insieme alla moglie Carla Benini, agronoma trentina. Per entrambi e’ stata una scelta di vita importante. Carla era consulente aziendale mentre Edoardo a Roma seguiva le orme del nonno, primo cameraman di Hitchcock. La decisione finale e’ stata di lasciare tutto per seguire un appassionante (e all’epoca ancora pioneristico) progetto vitivinicolo. Cio’ che sarebbe poi diventata l’attuale azienda vitivinicola ed agricola Sassotondo.
Grazie alla tenacia imprenditoriale di Carla ed Edoardo, oggi possiamo apprezzare vini di Pitigliano (una denominazione non sempre all’altezza del suo potenziale) che rispecchiano al meglio questo terroir vulcanico. L’idea originaria, fin dal 1994, e’ stata quella di produrre vini di qualita’ a conduzione biologica e, dal 2007, anche seguendo principi biodinamici.
In sostanza, si tende al massimo rispetto per l’ambiente con una piccola produzione proveniente dai 12 ettari di vigneti. Vini autentici, fatti da vignaioli indipendenti.
Edoardo si occupa prevalentemente della parte commerciale. Ci ha raccontato della sua recente esperienza all’Orange Wine Festival in Slovenia, durante il quale i suoi “orange” sono andati letteralmente a ruba. Non ci meraviglia – in effetti – data l’elevata qualita’ dei vini.
Finita la visita alla “wine cellar” – dove vediamo in bella mostra anche una grande anfora per affinare il Ciliegiolo – ci dirigiamo verso la sala degustazione.

Secondo me, i vini di Sassotondo rappresentano la definizione perfetta e – se volete didascalica – dei “vins du terroir”. Sono infatti dotati di grande mineralita’, concentrazione e struttura: qualita’ che solo un terroir vulcanico puo’ offrire. Grazie a una filosofia produttiva che gli inglesi amano definire di “minimal intervention” – vale a dire attenta cura agronomica in vigna, minimi interventi in cantina, utilizzo marginale di solforosa e vendemmia rigorosamente a mano – si degustano vini davvero unici. Raramente capita, come in questo caso, di non espellere il vino durante la degustazione.

Il Ciliegiolo ha sentori di ciliegia e susina, ma anche sfumature di frutti a bacca nera, come la mora. Morbido e fresco in bocca, e’ di gradevole beva. Il rosato che, tra l’altro, ha un ottimo rapporto qualita’/prezzo, stupisce per freschezza e sapidita’. Il bianco Isolina – base Trebbiano, con parte di Greco e Sauvignon – rimane tuttavia il mio favorito. Lunga persistenza, minerale e complesso, con note di mentolo, salvia, pesca gialla e limone. Davvero eccellente.

Finita la degustazione incontriamo Carla, che ci saluta cordialmente. Era tra i campi. Li’ il lavoro non manca mai. L’attività che Carla ed Edoardo svolgono con il supporto dell’amico enologo Attilio Pagli – figura fondamentale nell’enologia toscana – e’ davvero degna di nota.
Vi invito, dunque, a scoprire da vicino questa gemma vulcanica di Pitigliano, dove il tocco umano – “human touch” per dirla con Springsteen – prende davvero valore e il sopravvento su tutto il resto.
Solo così si potrà capire e apprezzare il lavoro che sta dietro a questi vini di pregio.
Preparatevi al viaggio: ne vale la pena!
Magari – arrivati davanti alla grande scritta “Sassotondo” – ascoltate i versi e la musica di Springsteen ricordandovi della mia recensione dell’Isolina 2016.